In questi mesi abbiamo affrontato molte delle situazioni che possono trarre beneficio da un trattamento con calze elastiche, affrontandole da differenti punti di vista e tentando di introdurre man mano anche la terminologia propria di questi argomenti e le differenti indicazioni per i vari modelli di calza disponibili.
In effetti si tratta di un mondo abbastanza complesso nel quale a volte rischiano di perdere la bussola gli stessi appartenenti alle professioni mediche e sanitarie!
Denari e millimetri di mercurio: che cosa stanno a indicare queste due sigle?
Il denaro – o DEN – è un’ unità di misura che, in un certo modo, ci descrive la consistenza di un filato elastico, rappresentata dal suo peso. Bisogna però sapere che quando si parla di un filato con il quale si confezionano calze elastiche non si intende solo l’elastico in sé – che peraltro in tal caso prende il nome di elastomero – ma anche quei fili che lo rivestono e che lo proteggono, per esempio quelli in microfibra. L’elastomero ed il suo rivestimento hanno quindi un peso e il DEN è proprio il numero che descrive in grammi il peso di ben 9000 – avete letto bene: novemila= 9 chilometri! – metri di un determinato filato. Per fare un esempio chiarificatore, 9000 metri del filato con cui è fatta una calza 70 DEN pesano 70 grammi!
Detto questo, dobbiamo altresì sottolineare che non vi è nessuna relazione tra il numero di denari di una calza e la compressione da essa realmente trasmessa!
Il livello di compressione, infatti, non dipende solo dal numero di DEN, anche se è ovvio che quanto più una calza deve comprimere tanto più il filato debba essere robusto e quindi pesare di più; esso dipende anche dalla tensione con cui quel filato è teso durante la tessitura, dalla sua elasticità, dal tipo e numero di fili dal quale è rivestito. In altre parole, dipende da un numero notevole di variabili!
Molto grossolanamente possiamo affermare che una calza confezionata con un filato di 15, 20 e anche 40 DEN non può avere alcun effetto significativo – se non di suggestione – e che una di 70 ancora non è sufficiente. Bisogna arrivare almeno ai 140 DEN perché si abbia in certi casi una compressione che è, ad ogni modo, inferiore ai valori considerati terapeutici. Sappiamo infatti che per avere effetti cosiddetti terapeutici il livello di compressione alla caviglia deve superare i 18 millimetri di mercurio.
Ed ecco allora che introduciamo nel nostro discorso un ulteriore parametro, ovverosia il millimetro di mercurio, la cui abbreviazione è mmHg. Per spiegare in modo semplice cos’è il mmHg, vi basti pensare che è la stessa unità di misura della pressione del sangue che vi misura il vostro Medico. Con i 120/80 classici – o perlomeno auspicabili e raccomandati- ci si riferisce proprio ai millimetri di mercurio!
Tornando quindi alle nostre calze, affinché la pressione si possa trasmettere al di sotto della pelle e possa agire in maniera efficace sulla circolazione venosa, sono necessari almeno 18 mmHg. Ciò significa che se soffriamo di una patologia venosa non ci servono calze in DEN ma calze terapeutiche che comprimano almeno a questo livello.
Il problema, però, è che in alcuni casi i produttori di calze in denari dichiarano una compressione anche alla caviglia, che di solito non supera i 12 mmHg e che quindi non è certamente terapeutica, ma che può altrettanto sicuramente confondere le idee!
La differenza tra calze terapeutiche e non terapeutiche non sta tuttavia solo nella compressione, ma anche nella loro confezione: i telai che producono tutori terapeutici, infatti, non solo trattano il filato per ottenere la pressione voluta, ma anche per rispettare precisi parametri anatomici che consentano di ottenere una pressione decrescente dal basso verso l’alto, al fine di favorire il ritorno venoso. La confezione di una calza di questo tipo quindi – dalla tessitura alla rifinitura, alla colorazione ed al confezionamento – può richiedere tempi lunghi, che possono raggiungere persino le 48 ore! Ancora, queste tipologie di calze devono rispettare tabelle costruttive molto stringenti e sono sottoposte a test di qualità sia interni sia esterni, che devono garantire le proprietà terapeutiche richieste. Infine, spesso riportano marchi di qualità rilasciati da vari sistemi sanitari.
Come scegliere una calza quindi? Di certo non si dovrebbe mai approcciare questo trattamento in autonomia, soprattutto se si è portatori di un problema venoso di una certa rilevanza, ma dovrebbero essere il vostro Medico o lo specialista a darvi indicazioni precise.
Se passate molto tempo in piedi, ma le le vostre gambe non hanno proporzioni alterate e non avete problemi particolari, probabilmente anche una calza non terapeutica – purché ben fatta – potrebbe essere sufficiente ad alleviare il senso di pesantezza. In tutti gli altri casi la scelta deve essere oculata: non dimentichiamo, infatti, che una pressione eccessiva in un punto – è sufficiente una grinza, soprattutto in chi soffre di patologie concomitanti, come per esempio il diabete – può causare danni anche rilevanti!
In definitiva, come sempre non conviene affidarsi al fai da te o al Dottor Google! Saranno invece il vostro Medico Curante, il Medico del lavoro, l’Angiologo o il Chirurgo Vascolare a fornirvi tutto l’aiuto di cui avete bisogno, anche perché dovete tenere a mente una cosa fondamentale: una calza elastica lasciata nel cassetto non serve proprio a nulla!