Molti, parlando di dipendenza dalla droga, si chiedono come nasca questo particolare fenomeno. Alcuni attribuiscono il problema a una vera e propria malattia cerebrale, altri alla pura e semplice mancanza di forza di volontà. In realtà la questione è molto più complicata di come appare: nel corso del tempo sono stati condotti importanti studi al riguardo, che hanno dimostrato come le droghe trasformino il cervello già dal primo uso. È chiaro che nessuno prova la cocaina, o un’altra sostanza stupefacente, consapevole della dipendenza che ne conseguirà. Per molti è soltanto un’esperienza come tante, proprio come la prima sigaretta o il primo bicchierino di liquore. È scientificamente provato, comunque, che la droga innesca determinati processi biochimici nell’area cerebrale, modificandone la struttura, provocando cambiamenti di umore, nella memoria, persino nelle capacità motorie. In sintesi, chi fa uso di droghe vede la propria vita sfasciarsi a poco a poco, andando progressivamente incontro alla dipendenza.
Abbiamo condiviso queste riflessioni con l’equipe medica del Centro di disintossicazione San Nicola, specialisti nel trattamento di dipendenze da droga, ai quali abbiamo chiesto aiuto per comprendere meglio il fenomeno della dipendenza. Seguono le risposte a quelle che riteniamo delle domande chiave per comprendere il problema della dipendenza.
Come combattere la dipendenza da droga?
Gli studiosi hanno coniato un’espressione che rappresenta alla perfezione l’azione della droga, i suoi effetti dannosi ma non intenzionali: si parla di fenomeno ops, lo stesso che si verifica per i fumatori o per gli alcolisti. Alla luce di questi dati si può affermare, quindi, che la dipendenza dalla droga sia una malattia cerebrale, resa ancora più complessa da una serie di fattori comportamentali e sociali. Alcune persone credono che chi non smette è semplicemente troppo debole per farcela da solo, ma si tratta di una visione quanto mai riduttiva del fenomeno. Le patologie del cervello non possono essere combattute senza una terapia adeguata: al tempo stesso, l’elemento caratteriale svolge un ruolo essenziale nel momento in cui il soggetto decide, all’inizio, di intraprendere questa strada. Non bisogna, quindi, trascurare il lato biologico a discapito di quello comportamentale, o viceversa.
Cosa accade a chi fa uso di droghe?
Chi prova per la prima volta la cocaina, o una qualsiasi altra droga, va incontro ad alcuni effetti a breve termine che causano una sensazione di diffuso benessere. Ci si sente sollevati, di buon umore, persino euforici. Bisogna tener presente, però, che queste conseguenze sono soltanto aleatorie, e che quelle reali sul corpo e sulla mente sono senza dubbio diverse. Si sa che anche i primi sintomi, apparentemente positivi, rappresentano un autentico campanello d’allarme, perché dimostrano che stanno già avvenendo dei cambiamenti nella struttura del cervello. Quest’ultimo diventa dipendente, comunica di aver bisogno della droga. Si potrebbe dire che solo il primo uso di tali sostanze è davvero volontario: con lo scorrere del tempo è sempre più difficile smettere, conseguenza prevedibile, eppure inaspettata. L’utilizzo compulsivo di droghe diventa dipendenza, e a quel punto l’unica cosa da fare è affidarsi a una struttura per la disintossicazione.
La dipendenza da droga può essere curata come una qualsiasi altra malattia?
Noi del Centro San Nicola abbiamo aiutato numerosi tossicodipendenti, sostenendoli in caso di eventuali ricadute. Queste ultime non sono rare quando si parla di malattie croniche: si pensi, ad esempio, all’asma e al diabete. Anche la dipendenza dalle droghe è una patologia, che se non curata può durare tutta la vita. Bisogna fare in modo che le ricadute si riducano sempre di più con gli anni, fino a svanire totalmente. Un risultato ottimale si ottiene tramite una terapia appositamente studiata, che non sia solo di carattere farmacologico, ma anche sociale e comportamentale. Anzi, è stato provato che i programmi riabilitativi più efficaci sono quelli che tengono conto di tutte le sfaccettature della malattia, sia di quelle biologiche, sia di quelle caratteriali. Il discorso è più chiaro se si stabilisce un paragone tra la dipendenza da droghe e patologie quali la depressione, la schizofrenia, il Parkinson e l’Alzheimer: tutti i professionisti del settore concordano nell’attribuire a simili disturbi anche una dimensione sociale. Gli interventi di reintegrazione, quindi, sono importanti tanto quanto quelli farmacologici. Al contrario, è fondamentale abbandonare qualsiasi pregiudizio di carattere morale, poiché una volta entrato nel tunnel, il tossicodipendente molto raramente può uscirne da solo, per quanto la sua personalità sia forte.